Indice dei Contenuti
- 1 4 giorni in Abruzzo nella splendida provincia di Chieti – 1 ª Parte
- 2 4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: Come arrivare
- 3 4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere a Montelapiano
- 4 4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere a Villa Santa Maria
- 5 4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere a Roccascalegna
- 6 4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere ad Archi
- 7 4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere ad Bomba
4 giorni in Abruzzo nella splendida provincia di Chieti – 1 ª Parte
Ben trovati cari lettori, oggi vi racconto dei nostri 4 giorni in Abruzzo trascorsi tra i meravigliosi borghi di Roccascalegna, Montelapiano, Villa Santa Maria, Bomba e altri, di cui te ne parlerò nel prossimo articolo, tutti borghi in provincia di Chieti.
L’Abruzzo è una regione che non ti stanchi mai di visitare perché raccoglie tutto ciò che si possa desiderare: montagna, mare, fiumi, laghi, boschi, natura e tantissimi borghi caratteristici, uno più bello dell’altro.
Questa regione ci è entrata nel cuore e, complice la vicinanza alla città dove abitiamo, ogni occasione è buona per andare a trascorrervi un breve periodo.
Successivamente al nostro viaggio alla scoperta di Santo Stefano di Sessanio, Rocca Calascio e altri borghi, avevamo programmato, inizialmente, che la nostra prossima meta abruzzese sarebbe stata Roccascalegna, per cui prevedevamo un periodo di due giorni ma, facendo delle ricerche in rete, ci siamo resi conto che, nei dintorni, vi erano altri, bellissimi borghi da visitare e che due giorni non erano più sufficienti per poterli vedere tutti.
Così, insieme alla nostra coppia di inseparabili amici fotografi, Francesca e Massimo, dell’Associazione culturale Téknes, abbiamo progettato un programma articolato su quattro giorni, per consentirci in massimo quaranta minuti di auto dal nostro alloggio, sito a Roccascalegna, trovato su Booking, di scoprire anche i borghi dei dintorni.
4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: Come arrivare
Per noi che partivamo da Napoli è stato piuttosto semplice!
Viaggiando in automobile, il navigatore di Google Maps è estremamente comodo per la ricerca del percorso migliore.
Intrapresa l’autostrada Napoli-Roma, siamo usciti a Caianello e poi, dopo varie statali e provinciali, in due ore e mezzo circa, abbiamo raggiunto la nostra prima destinazione, Montelapiano, prima di prendere possesso del nostro alloggio a Roccascalegna.
Per chi decide di non utilizzare l’automobile, le alternative non mancano anche se sono più dispendiose in termini di tempo e denaro prevedendo, infatti, l’utilizzo del treno, del bus e del taxi o auto da noleggiare. Da ovunque si parta, occorre raggiungere Sulmona e da lì prendere un mezzo che consenta di arrivare a destinazione.
Siti come Rome2Rio semplificano enormemente la pianificazione del viaggio per raggiungere punti in tutto il mondo dal tuo luogo di partenza.
Provalo!
Essendo i borghi visitati relativamente piccoli. il tempo impiegato per conoscerli non è stato particolarmente lungo, ecco perché abbiamo potuto includere varie mete per la stessa giornata.
La nostra prima tappa è stata Montelapiano.
4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere a Montelapiano
Montelapiano è stata una piacevole scoperta!
Pensa che il borgo è abitato da poco più di sessanta persone e ciò lo rende un luogo tranquillo e caratteristico, dove si respira un’atmosfera d’altri tempi.

Il borgo conserva, ancora oggi, l’aspetto di un borgo antico, con stradine strette e case in pietra.
Sicuramente l’attrazione principale è la scalinata maggiore.
Infatti, appena parcheggiato nella piazzetta siamo stati attratti da questa magnifica scalinata!
Sessantasei gradini, decorati a mano, con varie tecniche, è una esplosione di colori e storie di vita della comunità e delle sue tradizioni, legate anche alla terra: dalla trebbiatura alla raccolta delle olive, dai girotondi ai messaggi di pace e di accoglienza.
Gli scalini sono racconti a tinte varie: “la musica, i portali e il sorriso.
Mentre scattavamo foto da vari punti, abbiamo cominciato a salire verso la sommità della scalinata, soffermandoci lungo i gradini a leggere le varie scritte ed ammirarne le decorazioni.

Tra i luoghi di interesse, ti segnalo la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, risalente al 1641 ma ricostruita duecento anni dopo. Nel 1984, a seguito dei danni subiti da un terremoto ai primi di maggio, la chiesa venne nuovamente chiusa.
La Chiesa di San Michele Arcangelo, il monumento principale, sembra risalire al XVI secolo ed è stata restaurata nei primi del Novecento.
Appena fuori dal paese, a ridosso del cimitero, trovi la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, riedificata in stile medievale dopo il terremoto del 1933 che distrusse la prima chiesa.
Non perderti il belvedere, definito anche il “terrazzo d’Abruzzo”, che si affaccia sulla valle del Sangro, situato nei pressi di Piazza Palazzo, dove un tempo sorgeva un castello che offre una vista sui massicci della Majella e delle Mainarde.


Lungo questa passeggiata è stato piacevole scoprire una bottega artigianale di un artista che si era trasferiti in quel piccolo borgo per realizzare le sue creazioni di legno.
Se cerchi un luogo dove riprendere il centro storico di Montelapiano, ti consiglio di raggiungere la villa comunale ed in fondo al viale, dopo le giostre e sotto lo sguardo dei dinosauri che ti osserveranno, troverai uno scorcio panoramico che merita.
Il piccolo borgo di Montelapiano è situato a meno di 7 km da Villa Santa Maria, punto di riferimento più ampio per gli abitanti per le tante necessità quotidiane.
4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere a Villa Santa Maria
Terminata la visita di Montelapiano, ci siamo diretti a Villa Santa Maria, ambita meta turistica per le escursioni montane, che sorge su uno sperone roccioso in posizione panoramica.
Una buona parte delle abitazioni del borgo è stata costruita a ridosso della montagna con un certo effetto per chi osserva questo sperone che le sovrasta.
Villa Santa Maria è nota per essere “il borgo dei cuochi”.
Il borgo, infatti, ha dato i natali nel XVI secolo a San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi.

Il centro è molto famoso in ambito culinario per la numerosa presenza di cuochi, la cui tradizionale presenza di botteghe da formazione di chef risale al XIII secolo.
Passeggiando per il paese lungo la strada principale, sarai attratto da varie insegne illustrative di elementi di rilevanza culinaria che, attraverso il codice QR code, ti consentiva di comprenderne l’uso o, nel caso di cibo, di scoprirne la ricetta.

La tua camminata ti farà raggiungere la casa natale di San Francesco Caracciolo, nei cui pressi vi è la statua bronzea in suo onore, ad opera di un certo Vismara.
Nei pressi di largo Trento e Trieste, troverai la casa Tavano è un pregevole esempio di architettura di fine Ottocento villese.
Tra le manifestazioni più sentite e più importanti c’è la “Rassegna dei Cuochi del Sangro”, una festa all’insegna del buon cibo di alta qualità.
Mentre cammini, potrai notare subito degli edifici interessanti, tra cui spicca Palazzo Di Cicco, proprio accanto alla Chiesa di San Nicola, che è un po’ il cuore del paese, il suo simbolo.
La Chiesa di San Nicola ha una storia piuttosto movimentata. Pensa che la sua struttura originale risalente al 1816, nel corso del tempo, è stata rimaneggiata più volte, tanto che dell’antico stile romanico che aveva all’interno non è rimasto praticamente nulla. Ora, invece, l’interno è tutto in stile barocco, molto diverso da come doveva essere all’inizio.
Continuando la tua passeggiata nel centro del paese, ti imbatti in un’altra chiesa, quella della Madonna del Rosario, che viene chiamata anche della Congregazione o della Congrega. Questa chiesa ha una facciata in stile romanico abruzzese molto caratteristica, ma al momento è in fase di restauro. Speriamo di poterla ammirare presto nel suo pieno splendore!
Infine, c’è un’altra chiesa che merita una visita: la Chiesa della Madonna in Basilica. Questa è la più antica di tutte, costruita intorno all’XI secolo. All’interno, oltre alla statua della Madonna in Basilica, che è molto venerata dagli abitanti del paese, ci sono anche un ossario e alcuni quadri realizzati da artisti locali.
Noi ci siamo fermati a pranzare presso “L’Onofrio Caffè” , una deliziosa trattoria con specialità tipiche abruzzesi e un proprietario simpaticissimo direi “super consigliata”.
I piatti abruzzesi sono una squisitezza!
A questo punto ci siamo diretti verso Roccascalegna per prendere possesso dell’alloggio.
4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere a Roccascalegna
Roccascalegna è un posto “davvero spettacolare” per la posizione speciale del suo castello che sembra quasi un tutt’uno con la roccia su cui è costruito.
Immagina un enorme sperone di pietra che si erge verso il cielo, e sulla sua cima, come se fosse nato lì, ecco il castello. È uno spettacolo che ti lascia a bocca aperta!

Non aspettarti un grande borgo con tante cose da fare perché Roccascalegna è un borgo piccolo, con un centro storico raccolto, fatto di case in pietra che si stringono l’una all’altra e qualche chiesa. Diciamo che non ci sono tantissime attrazioni nel senso classico del termine, ma l’atmosfera che si respira e la vista del castello sono impagabili!
Un paio d’ore sono più che sufficienti per fare un giro nel borgo, ammirare le case, magari entrare in una delle chiese e, ovviamente, visitare il castello. In questo tempo, hai modo di goderti il panorama, scattare qualche foto e assaporare la tranquillità del luogo.
Dopo avere preso possesso della casa, non abbiamo saputo resistere e siamo andati subito nella serata a piedi verso il castello.
Un atmosfera magica!
Quel percorso illuminato, sotto un cielo stellato, circondati dal silenzio dove echeggiava solo il canto dei grilli ci ha condotto alle pendici del castello.
Qui abbiamo fatto i nostri primi scatti con i nostri amici fotografi.
La mattina seguente abbiamo iniziato il nostro tour per Roccascalegna.
Una delle prime cose che ti consiglio di vedere è la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Per arrivarci, devi addentrarti nei vicoli caratteristici del centro storico, scendendo un po’, fino a raggiungere una piccola piazzetta.

Da qui si apre una vista magnifica sulla vallata sottostante e, ovviamente, sull’imponente castello che domina il paesaggio. Un vero spettacolo!
L’aspetto che vedi oggi della chiesa è il risultato di una ristrutturazione avvenuta nel 1737, periodo a cui risale anche il portale d’ingresso. Non si conosce la data precisa della sua prima costruzione, ma si sa per certo che esisteva già nel 1568.
Immagina quanto tempo è passato!
Entrando, noterai che l’interno è diviso in tre navate, ognuna delle quali termina con un altare. L’altare maggiore si trova al centro, mentre quelli laterali ospitano le statue dei santi Cosma e Damiano e dei santi Rosario e Rocco. Un luogo di fede e di storia.
Il cuore di Roccascalegna è la piazza principale, Piazza Umberto I. Questa piazza ha una caratteristica davvero unica: si trova proprio all’ombra dell’enorme sperone di roccia, su cui poggia il castello, il simbolo indiscusso della città. Un’immagine davvero suggestiva!
Proprio in questa piazza, puoi ammirare l’Arca della Pace, una grande scultura in bronzo dedicata alle vittime di tutte le guerre. Un’opera toccante, creata da Pietro De Laurentiis, un artista nato proprio a Roccascalegna nel 1920 e scomparso nel 1991.
L’Arca della Pace è stata realizzata nel 2000, dopo la sua morte, fondendo in bronzo un gesso che era stato esposto e pubblicato diverse volte, persino alla IX Quadriennale di Roma del 1965.

Un bel modo per onorare uno dei cittadini più illustri di Roccascalegna.
Infine, c’è un’altra chiesa che merita una menzione: la Chiesa di San Pietro. È situata praticamente ai piedi del castello, sull’ultimo tratto dello sperone calcareo, proprio prima del burrone. Una posizione davvero scenografica! Questa chiesa risale al XVI secolo e, fino al 1935, era la parrocchia principale della città, poi il titolo passò alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
Si pensa che sia stata costruita sulle fondamenta di una chiesa medievale precedente. Purtroppo, durante la nostra visita, era chiusa per restauro, ma spero che tu abbia più fortuna in seguito!

Il vero simbolo di Roccascalegna, che ha reso noto questo borgo a livello nazionale, è “la sua rocca”.
Il castello è posizionato sopra ad un’alta rupe rocciosa che sorveglia tutta la vallata.
Visitare il Castello di Roccascalegna è come fare un viaggio indietro nel tempo, tra Longobardi, Normanni, Angioini e Aragonesi. Pensa che questo castello è nato come avamposto longobardo, poi, nel corso dei secoli, è stato trasformato e rimaneggiato più volte, assumendo diverse forme a seconda del periodo storico.
Qui sono stati girati anche alcune scene dei film “Il Racconto dei Racconti” di Matteo Garrone; “Il Nome della Rosa”, e dei documentari di Alberto Angela.
Gli studiosi, analizzando le sue caratteristiche e la sua struttura, hanno individuato importanti cambiamenti tra l’XI e il XIII secolo (epoca normanno-sveva), tra il XIV e il XV secolo (epoca angioina-aragonese) e, infine, tra il XVI e il XVIII secolo.
Le prime tracce del castello risalgono a prima del XII secolo e si pensa che la sua costruzione sia legata all’abbazia di San Pancrazio, visitata anche quella, che nel IX secolo aveva bisogno di un punto di controllo per proteggersi dagli attacchi nemici, sia via terra che via mare.
L’aspetto odierno del castello è dovuto soprattutto ai lavori di ristrutturazione del XV secolo, voluti dalla famiglia baronale Annecchino. Purtroppo, una delle cinque torri, la più grande e di forma circolare, che si trovava a sinistra dell’ingresso, è stata demolita dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Dopo un periodo di abbandono, per fortuna, nel 1996 il castello è stato restaurato e aperto al pubblico. Ora ti racconto cosa potrai vedere durante la tua visita.
L’Ingresso:
La visita inizia con una lunga scalinata in pietra che sale fino all’ingresso.
Mentre sali, vedrai la roccia viva che affianca i gradini che ti rende l’idea di quanto il castello sia integrato con lo sperone su cui è costruito. L’ingresso vero e proprio è un portone squadrato, ricavato direttamente nelle mura a strapiombo sulla vallata, all’ombra della grande torre circolare che non c’è più.
Il Balcone della Jus Primae Noctis:
Superato il portone, c’è un breve tratto in salita e, alla tua sinistra, un arco a tutto sesto che conduce al famoso balcone della Jus Primae Noctis. Vale la pena andarci, anche solo per la vista spettacolare sulla vallata e sulla chiesa di San Pietro che si trova più in basso.
Questo balcone è legato a una leggenda piuttosto cruenta: si racconta che il barone Corvo de Corvis, nel 1646, volesse esercitare il diritto della “jus primae noctis“, ovvero il diritto di passare la prima notte con le giovani spose del borgo.
Si dice che una sposa (o forse il marito travestito) lo accoltellò proprio qui, e che il barone, morendo, abbia lasciato l’impronta insanguinata della sua mano sulla roccia. La leggenda narra che, nonostante la si lavi, l’impronta continui a ricomparire.
Veramente noi abbiamo visto solo una macchia ma le credenze popolari si perpetuano arricchendosi nel tempo.
Proprio dove si trova questo balcone, un tempo sorgeva il torrione più grande del castello, oggi scomparso.
La Torre del Carcere:
Tra le prime cose che incontrerai c’è la Torre del Carcere, una torre circolare fatta costruire nel 1525 da Alfonso Annecchino, il primo barone della città, quando il castello fu adattato per l’uso delle armi da fuoco. Al piano inferiore c’era la prigione, che poteva essere controllata anche dal piano superiore attraverso delle botole.
All’interno della prigione, si può ancora vedere una sorta di “bagno in camera”, che sostituiva le latrine, spesso fonte di epidemie nel Medioevo.
Guardando il castello dall’esterno, si nota bene la forma circolare di questa torre, che si innalza rispetto alle mura più basse.
La Cisterna:
Proprio sopra la Torre del Carcere, si trova la cisterna del castello. L’intera fortezza aveva un sistema ingegnoso per raccogliere l’acqua piovana che ,dal tetto della chiesa e dalle altre strutture, veniva convogliata fino a qui. Questo sistema, ancora funzionante, permetteva di raccogliere fino a 10.000 litri d’acqua!
Il Magazzino:
Vicino alla cisterna c’è il magazzino, riconoscibile per la sua forma allungata e perché è l’unico ambiente del castello senza le tegole decorative sulla sommità delle mura esterne. Inizialmente usato per conservare il cibo, dopo il 1577, divenne una sala banchetti per i soldati. All’ingresso del magazzino, vedrai dei frammenti di roccia che servivano a direzionare l’acqua verso la cisterna.
La Torre Angioina:
Sopra il magazzino si erge la Torre Angioina. Nel pavimento c’è un foro che fungeva da “ascensore” per i viveri, a conferma dell’uso di questi ambienti come sala da banchetto. Successivamente, con la costruzione della chiesa del castello, la torre Angioina divenne la sagrestia e un palco privato per i baroni, che potevano assistere alla messa senza mescolarsi al popolo.
Nonostante ciò, il castello mantenne sempre la sua funzione militare e sulla sinistra si può ancora vedere la postazione dei balestrieri, con una grande finestra e un piccolo foro all’altezza dei piedi.
La Chiesa del Castello:
La chiesa del castello, dedicata a San Rosario, risale al 1577, quando i baroni Carafa la fecero costruire vicino alla Torre Angioina. Nata come cappella privata dei baroni, fu poi aperta anche al popolo, che però doveva pagare per assistere alle funzioni. Questa pratica non piaceva agli abitanti, che decisero di autofinanziarsi per costruire una chiesa in paese: l’attuale chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
L’antica chiesa del castello ha subito molte modifiche nel corso dei secoli ed è stata usata per diversi scopi, anche come mensa. Oggi si possono vedere i resti dell’altare, una piccola parte del pavimento cinquecentesco e la roccia che mostra come l’intera struttura del castello sia stata costruita sfruttando gli spazi naturali.
La Torretta Quadrata:
Uscendo dalla chiesa, attraverso un piccolo giardino, si arriva alla Torretta Quadrata, che si affaccia sull’altro lato della valle. Questa è una delle parti più antiche del castello, risalente al 1300, costruita per sostituire una torre crollata due secoli prima. È il principale elemento difensivo del castello, con tre piani separati da travi in legno.
È l’unica torre a pianta quadrata e ha conservato il soffitto originale in gesso e canne di fiume. L’ingresso è ad arco acuto e sui piedritti del portale ci sono incisi due candelabri a sette braccia, un simbolo ebraico, forse la firma di un artigiano che lavorò al castello.
La torre, oggi stabilizzata con tiranti in ferro, ha ancora i merli e vari fori nella parte superiore. La cosa curiosa è che questa torre, pur essendo un simbolo della città, non si vede dall’ingresso del castello, ma bisogna guardare dalla valle o dai piedi della rocca per ammirarla.
Il Vecchio Camminamento e la Torretta di Sentinella:
Dalla Torretta Quadrata, il punto più alto di Roccascalegna, si può scendere fino alla Torretta di Sentinella, vicino all’ingresso, percorrendo i resti del vecchio camminamento. Da qui i soldati controllavano la valle sottostante. La Torretta di Sentinella è ciò che resta di una torre più grande che sormontava l’ingresso.
Serviva a sorvegliare l’accesso al castello. In alto si vede un grande foro per la fuciliera, mentre ai piedi della torre ci sono due forni di epoca normanna. Al piano inferiore sono stati trovati resti di una cucina.
L’Abbazia di San Pancrazio:
Un altro luogo da non perdere è l’abbazia di San Pancrazio, a circa 3 chilometri dal centro, vicino al cimitero comunale. La chiesa, del XII secolo, è ciò che resta di un’abbazia di tre secoli prima. Sembra che il castello sia stato costruito proprio per difendere i monaci dalle incursioni saracene. La parte ora occupata dal cimitero era l’antico chiostro. La chiesa è immersa nella natura. La sua facciata è in pietra calcarea e ciottoli, con un campanile sul lato sinistro.
4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere ad Archi
Archi è un vero gioiello abruzzese, passeggiando tra le vie, ti accorgerai subito che la storia ha lasciato qui un segno profondo. Ci sono diverse chiese che meritano una visita, ognuna con la sua particolarità.
Partiamo dalla parrocchiale di Santa Maria dell’Olmo, che si trova proprio nel cuore del paese. Poi c’è la chiesa dedicata a San Rocco e quella dedicata a San Giovanni Battista, entrambe ricche di storia e di arte.
Un’altra chiesa da non perdere è quella della Madonna del Rosario, costruita con conci di pietra che le conferiscono un aspetto rustico e affascinante.

Di fronte a Piazza Castello, invece, si erge la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, con la sua facciata imponente. Infine, se ti sposti un po’ fuori dal centro, nella frazione di Piane d’Archi, puoi visitare la chiesa del Santissimo Salvatore. Insomma, un vero e proprio tesoro di architettura religiosa!
Ma Archi non è solo chiese. Il borgo è ricco anche di palazzi storici che testimoniano il suo passato nobiliare. Tra questi, spiccano Palazzo Baronale, Palazzo Cieri, Palazzo Angelucci-Cangiano (costruito in muratura con pietre e cornici in laterizio), Palazzo Lannutti e Palazzo Pomilio. Ognuno di questi palazzi racconta una storia, un pezzo del passato di Archi.
E che dire del Castello medievale o di quello che ne rimane?
Le restanti mura di cinta e il caratteristico torrione cordonato, costruito in pietra locale e malta, dominano il borgo e offrono comunque uno scorcio suggestivo sul paesaggio circostante.
Mentre osservavamo il castello, abbiamo avuto modo di conoscere una parente del custode del castello che ci ha raccontato come il nonno avesse salvato la sua casa, sita alle falde del castello, e metà del castello oggi visibile, dalle bombe innescate dai tedeschi, rischiando la pelle.

Ma Archi ha anche una la fortuna di essere circondata da una natura splendida.
Devi assolutamente visitare il laghetto Oasi Vallescura, un vero angolo di paradiso.
E non solo!
4 giorni in Abruzzo 1ª Parte: cosa vedere ad Bomba
Dopo aver lasciato Archi era nostra intenzione visitare il lago di Bomba ma, dirigendoci verso il lago, abbiamo fatto una deviazione per visitare il borgo che dà il nome al lago.
Bomba è un paesino con una storia antica, la cui prima menzione scritta risale al XII secolo in documenti ecclesiastici conservati a Chieti.

Ci siamo chiesti da dove deriva il nome “Bomba” e abbiamo scoperto che non deriva da eventi bellici, potrebbe venire dal latino “Bombus” (e dal greco “bombos”), che significa “ronzio” o “rombo”. Questa ipotesi è legata alla presenza, in epoca romana, di una cascata che produceva un forte rumore nella valle.
C’è anche una storia curiosa sull’espressione “torniamo a Bomba”, che significherebbe “riprendere il discorso da dove era stato interrotto”. Si dice che sia stata usata per la prima volta in un discorso parlamentare da Silvio Spaventa, originario del luogo, che interrotto più volte, esclamò così riferendosi al suo paese. Però, sembra che l’espressione esistesse già nel Medioevo, legata al gioco del nascondino, dove “Bomba” era il luogo sicuro.
Oltre alla natura e al lago, Bomba offre anche cultura e arte.

C’è un Museo Etnografico che mostra la storia locale attraverso oggetti di uso quotidiano e strumenti di lavoro del passato, per far conoscere ai giovani le loro radici. Il museo, nato nel 1990, ricrea gli ambienti di una casa contadina in sei stanze.
Da vedere, inoltre, la Chiesa di Santa Maria del Popolo, costruita nel XII secolo e poi ricostruita nel XVIII secolo, che conserva opere d’arte e stucchi del ‘700.
Indimenticabile è il Lago!
Un vero gioiello naturalistico dell’Abruzzo!
Il lago artificiale che si estende per circa 7 chilometri, profondo circa 60 metri è stato creato negli anni ’60 sbarrando il fiume Sangro, con una diga in terra battuta e rappresenta un’opera ingegneristica di notevole importanza.

Ti starai chiedendo cosa rende speciale questo lago, ebbene è un’oasi di pace con acque cristalline e natura incontaminata.
Inoltre, in esso si possono praticare vari sport acquatici come pesca, windsurf, canottaggio e naturalmente godere di un ritemprante bagno.
Bene, caro lettore, siamo giunti alla fine di questa prima parte del nostro viaggio di quattro giorni in Abruzzo.
Se mi seguirai, avrai modo di leggere la seconda parte nel prossimo articolo.
Spero che alla fine di questi due articoli, ti venga la voglia di organizzare un weekend lungo in questa regione, che, credimi, è splendida in ogni periodo dell’anno.
Ci sarà sempre qualcosa di nuovo da scoprire, che sia estate, inverno, primavera o autunno.
Rimani sintonizzato sul blog!
Quindi, non perdere il seguito! A presto e grazie per avermi seguito fin qui.